1 settembre: L’inizio dell’anno ecclesiastico | La creazione del mondo che riempie il ciclo dell’anno

1 settembre

L’inizio dell’anno ecclesiastico | La creazione del mondo che riempie il ciclo dell’anno

Dionigi il Piccolo

 

Dal giorno dell’uomo al giorno di Dio

Il primo giorno di settembre ci introduce nel nuovo anno ecclesiastico, e il nuovo anno ecclesiastico è sotto il segno della creazione del mondo. Dio fa il mondo per mostrare il suo amore e la sua sapienza, sia nelle cose visibili che nelle invisibili.

Nei primi cinque giorni Dio fa (crea) la creazione visibile (l’universo visibile), e il sesto giorno la corona con la creazione dell’uomo, al quale dà la sua immagine e somiglianza. Quindi, se il sesto giorno è per eccellenza il giorno dell’uomo, il settimo giorno è il giorno di Dio, il giorno in cui il Signore si riposa e noi gli rendiamo gloria e grazie.

Da un lato, la creazione del mondo ci ricorda l’onnipotenza e la gloria di Dio, ma dall’altro ci ricorda anche la caduta dell’uomo, e con lui di tutta la creazione – la più grande tragedia. Questa caduta sarà riscattata da Cristo, attraverso la sua sofferenza, la sua morte e la sua gloriosa risurrezione dai morti, che segna l’ottavo giorno, il giorno del rinnovamento, il giorno del Regno, il giorno del nuovo Adamo, che porta la vera vita, la vita immortale.

Anno benedetto

In questa festa, disposta dai Santi Padri del Primo Concilio Ecumenico di Nicea, ascoltiamo nel Vangelo di Luca una profezia di Isaia, letta dallo stesso Signore Cristo, che si compie in questo giorno benedetto:

Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore” (Is 61,1-2 e Lc 4,18-19).

La divisione del tempo della nostra vita tra grandi e piccole feste e la commemorazione quotidiana di uno o più santi sono altrettante occasioni per dare un senso benedetto e santificante al tempo che Dio ci dà da vivere e da impiegare per la salvezza.

Se all’inizio del nuovo anno civile siamo abituati a tirare le somme sulle cose del mondo, all’inizio di ogni nuovo anno ecclesiale dovremmo tirare le somme sulle cose dell’anima, come momento di riflessione e di riposizionamento rispetto a ciò che è veramente importante per noi, cioè la vita spirituale, e non la cura delle cose secondo la carne.

Ma come possiamo vincere quelle della carne? Come possiamo piacere a Dio? Come rinunciare ai peccati, alle debolezze, ai vizi? Come santificare la nostra vita? Come santificare il tempo e non sprecarlo? I Padri della Chiesa ci danno la risposta: il tempo della vita è il tempo del pentimento, il tempo del nostro lavoro, perché il pentimento, come incessante volgersi e rivolgersi a Dio, non ha fine in questo mondo.

Se ogni giorno rivolgiamo la nostra mente e il desiderio del nostro cuore verso Dio e l’eterno, vedremo lentamente e gradualmente che ciò che è della morte nelle nostre anime e nei nostri corpi sarà inghiottito dalla Vita (2 Cor 5,4).

Dal tempo della vita al tempo dell’eternità

Ogni momento della nostra vita è un’opportunità per rivolgere i nostri pensieri a Dio e per trasformare il tempo che abbiamo a disposizione da tempo sprecato a tempo dell’eternità. È un’opportunità per trasformare tutto ciò con cui che lavoriamo e che realizziamo in preghiera, in vera e propria liturgia. Ascoltiamo, dunque, l’esortazione dell’apostolo Paolo che dice: “Fate dunque attenzione a come camminate, non da sprovveduti, ma da saggi, riscattando il tempo, perché i giorni della perversione sono cattivi. (Ef. 5:15-16).

Quindi, del tempo che trascorriamo giorno dopo giorno, scandito in secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi e anni (tempo che, per noi mortali, è come un conto alla rovescia verso la morte), abbiamo la possibilità di fare un tempo santificato o un tempo sprecato. Quando lo intrecciamo con Dio, in tutto ciò che facciamo, pensiamo o pianifichiamo, allora ogni momento della nostra vita si trasforma da tempo di morte in tempo benedetto e santificato, tempo che incontra l’eternità – il “tempo” di Dio. Tutto ciò che pensiamo, progettiamo o lavoriamo insieme a Dio si trasforma da pensiero, progetto o lavoro “umano” in pensiero, progetto o lavoro “umano” insieme a Dio. Riceve il sigillo di santità e di eternità di Dio.

Il lavoro della nostra vita deve essere quello di lasciare che Dio parli nei nostri cuori e operi in noi tutto ciò che è a lui gradito e utile a noi e al nostro prossimo per la salvezza. O, come ci insegna San Porfirio il Kavsokalivita: “Non c’è bisogno, dunque, di preoccuparsi delle spine. Non lasciatevi irretire dalla ricerca del male. Questo è ciò che Cristo vuole che facciamo, non essere preoccupati dei nostri peccati e dei nostri nemici…. Non diventerete santi inseguendo il male. Lasciate il male. Guardate a Cristo ed egli vi salverà. Invece di stare fuori dalla porta e scacciare il male, disprezzatelo, ignoratelo. Il male vi assale? Date tutta la vostra forza interiore al bene, cioè a Cristo. Pregate: Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me. Lui sa come e in che modo può avere misericordia di voi. E quando sarete colmi di bene, non rivolgetevi più al male. Per grazia di Dio diventate buoni. Dove troverà allora posto il male? Spari!”.

In questo primo giorno dell’anno ecclesiastico, insieme a San Simeone lo Stilita, un instancabile asceta proveniente dalle parti della Siria († 459), ricordiamo anche un Santo Padre della Chiesa originario delle parti dell’odierna Dobrogea (ex Scizia Minore), che nacque intorno al 470 e si addormentò nel Signore intorno al 544 a Roma. Si tratta di S. Dionigi il Piccolo (da exiguus – esiguo – insignificante, umile, piccolo – come lui stesso si considerava), monaco nell’Italia meridionale al Vivarium (oggi a Squillace), dove si formò come traduttore. Giunto a Roma intorno al 500, compilò la prima raccolta di canoni, a partire da quelli apostolici fino a quelli dei primi quattro Sinodi ecumenici (di tutto il mondo), diventando così il padre del diritto canonico in Occidente. Inoltre, divenne noto in tutto il mondo per aver calcolato gli anni dalla nascita di Cristo, diventando così il fondatore dell’era cristiana, il che significa che anche noi oggi calcoliamo gli anni secondo il principio da lui originariamente stabilito.

  1. Dionigi il Piccolo, che è uno dei tre patroni della nostra diocesi, insieme agli apostoli Pietro e Andrea, è per noi un degno esempio da seguire oggi, all’inizio dell’anno ecclesiastico, per il modo in cui ha dedicato tutta la sua vita al servizio della Chiesa di Cristo, mettendo a beneficio del popolo cristiano tutti i doni di cui Dio lo ha dotato.

Chiediamo quindi a S. Dionigi il Piccolo di benedire questo nuovo inizio e di guidarci nel difficile cammino della vita, affinché possiamo trascorrere il tempo che ci rimane, sia esso molto o poco, nella purificazione dell’anima, verso la santificazione e la salvezza.

Che il restante tempo della nostra vita sia vissuto nella pace e nella conversione, chiediamo al Signore.

† Atanasie di Bogdania