Battesimo del Signore (Epifania) | Il Sacramento del Battesimo – Il Sacramento dell’Amore

Teofania o Apparizione Divina

Vangelo secondo Matteo 3, 13-17

Tu che ti sei manifestato, Cristo Dio, e hai illuminato il mondo, gloria a Te!

Oggi, Colui che è senza inizio si rivela al mondo attraverso il suo primo atto pubblico. Nel nostro viaggio nei misteri delle Scritture, abbiamo visto per la prima volta il bambino regale nella mangiatoia di Betlemme, apprendendo il suo nome all’ottavo giorno quando è stato portato al Tempio per essere circonciso secondo la legge (rivelando di essere Gesù Cristo, il Salvatore, l’Unto di Dio). Il profeta Isaia (7, 14) ci rivela che il Salvatore ha anche un altro nome misterioso – Emmanuele, cioè Dio con noi – e rimarrà veramente con noi in tutti i giorni fino alla fine dei tempi (Mt. 28, 20).

Dopo dodici giorni, nel cuore della festa (poiché 12 sono i giorni dal Natale all’Epifania), il Signore si manifesta al mondo come la luce del Padre Celeste, confermata dall’immagine dello Spirito Santo che suggella il mistero. Dodici giorni, simbolo di pienezza e perfezione, che uniscono le due feste in una – un’unica Festa della Luce – Cristo, incarnato, che si mostra oggi al mondo. E non solo questo, perché il significato profondo della festa è proprio la manifestazione della Santa Trinità, da cui il nome di Teofania – Manifestazione Divina, la rivelazione visibile di Dio, glorificato e adorato nella Trinità.

Dio Padre, Colui che si manifesta al popolo amato nelle apparizioni veterotestamentarie, Colui che parla attraverso i profeti, Colui che si mostra ai giusti, oggi attesta tutto il suo amore per il Figlio suo (l’amore incarnato), su cui si posa lo Spirito Santo: ” e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. (Lc. 3, 22)

Questa festa culminante, unita ontologicamente alla Nascita, è anche un nuovo Libro della Creazione: le acque mostrate dall’inizio oggi sono santificate da Colui che non ha inizio, affinché la materia di tutto l’Universo sia ricostruita. Da oggi, ognuno di noi avrà un’altra nascita per la salvezza, questa volta dall’acqua e dallo Spirito – quell’acqua che porta vita, porta anche la salvezza nella luce dello Spirito Santo.

Questo è anche la risposta (incompresa all’epoca, come da alcuni fino ad oggi) di Cristo al dottore della legge Nicodemo, riguardo al mistero di nascere di nuovo, a cui tutti siamo chiamati a partecipare: “se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito.” (Gv. 3, 5-6)

“Ecco, alla porta delle acque, l’Amore chiama ogni giorno quelli perduti. Gioia per i corpi! Essi sono liberati dal male e nelle acque ritrovano tutta la loro gloria” (San Efrem il Siro)

Cristo non aveva bisogno di essere battezzato, lo affermano tutti i padri della Chiesa – lo stesso Precursore lo fa notare (“io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?” Mt. 3, 14) – ma quell’Amore (che sarà crocifisso) doveva sollevare il peccato del mondo intero, quindi è l’ultimo tra coloro che vengono battezzati da Giovanni nel Giordano. L’assunzione completa della condizione umana (prendendo su di sé la forma di servo – San Basilio Magno), con tutta la sua impurità, caduta e corruzione (portata dal peccato), per condurla nelle acque portatrici di morte, che santifica e mostra vivi – Cristo, vincitore dei demoni, trasforma (già) dal battesimo la morte in vita. Dopo Cristo, chiunque entri nel seno del Giordano, santificato dalla sua natura divina, nascerà di nuovo, portando il sigillo dell’amore che rinnova il mondo – una metamorfosi.

Il Mistero dell’Icona

Come sempre, il mistero della festa è così ben rappresentato, ma anche nascosto nella luce dell’icona. Forse la più mistica di tutte, quella di Rubliov, così come quelle dell’arte bizantina antica, ci svela la profondità della Divina Manifestazione.

L’emozione di questa festa, sigillata dall’icona, penetra fin dall’inizio l’occhio dell’osservatore: il Precursore del Signore lo benedice (nelle prime icone, lo tocca dolcemente sulla testa con una sorprendente delicatezza) a Cristo, adempiendo quella giustizia tremenda – “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. (Mt. 3, 15)

Gli angeli, portatori di veli (rappresentanti dei padrini celesti – cherubini e serafini – i cieli che accolgono Cristo), non possono toccare Colui che non osano guardare sul trono celeste. Il Signore benedice le acque del Giordano con la mano destra – così si santifica la natura delle acque e, attraverso di esse, l’intero universo. Il Giordano, che separò le acque quando l’Arca dell’Alleanza attraversò la terra della promessa, oggi è tornato indietro (Salmo 113, 3), quando accolse il Creatore nel suo abisso. Questo abisso è rappresentato come un grembo della terra (un’altra grotta di Betlemme), da cui vediamo una nuova nascita (nello spirito) – il calice misterioso da cui sgorga la vita.

I cieli sono aperti, Dio Padre e lo Spirito Santo non si sono mai separati dal Figlio nato prima dei secoli. Il raggio del Padre (a cui si aggiunge anche una mano che benedice dall’alto, in alcune icone – simbolo della voce che testimonia), da cui discende la colomba – simbolo dello Spirito, scorre naturalmente verso il Figlio – da qui l’Apparizione Divina, la prima Teofania del Nuovo Testamento così eloquente.

La natura delle acque (popolata dagli spiriti del peccato e della caduta – nei pesci, in alcune rappresentazioni, nei mostri marini) è personificata da un anziano pensieroso (lo abbiamo visto anche nell’icona della Natività). Il Signore assume su di sé tutto il peccato (commesso dall’uomo), per pentire (tutto ciò che l’uomo non ha pentito), per donare all’uomo la vita attraverso la grazia.

Dall’iconografia non manca quella ascia, posta alle radici dell’albero (la conoscenza del bene e del male, che è diventata causa della caduta), un vero leitmotiv della festa – il pentimento – “Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.” (Mt. 3, 10).

San Giovanni Battista e gli angeli si mostrano inchinati con timore e devozione verso il Salvatore, l’unico che si tiene eretto – la risurrezione si mostra (già) sgorgante dalle acque della grazia.

“Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. (Mt. 3, 15)

La giustizia come armonia, la giustizia come restaurazione – qui si comprende il significato della giustizia che Cristo deve compiere, quella giustizia che ribalta la nostra giustizia terrena. Dio si mostra sempre impaziente di poter prendere il posto dell’uomo (nella sofferenza), per adottarlo mediante la grazia, verso la vita eterna (nella beatitudine).

Attraverso il battesimo, oggi comprendiamo che questo mistero è legato anche alla confessione dei peccati, all’assunzione e al pentimento. Cristo viene alla fine per essere battezzato, dopo che tutti, confessando i propri peccati, si sono battezzati. Il Signore assume, portando su di sé tutti i peccati dell’uomo – fino alla morte.

Intuiamo già, da questa festa, questo scambio, sempre ingiusto (questa ingiusta giustizia) – Cristo scende nelle profondità delle acque (l’inferno delle nostre anime) per liberare l’uomo dalla morte. Lo farà anche con Lazzaro (l’uomo che sperimenta la morte fino in fondo), che tirerà fuori dalla tomba per prendere il suo posto. Il Signore svuota ogni tomba (della nostra angoscia) per liberare l’uomo dal sapore amaro della disperazione, che porta naturalmente alla morte.

Qui, gioiamo per il conforto che ci porta sempre il grande Paolo, nella sua Lettera ai Romani, in quel passo che viene letto ogni volta al battesimo: “sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio.” (Rm. 6, 9-10).

Il mistero della tomba e della Croce, nascosto in quello del Battesimo

Attraverso la festa di oggi, comprendiamo meglio il mistero del nostro proprio battesimo – un’opera congiunta che ci lega alla morte e risurrezione di Cristo: Non siete forse a conoscenza che tutti quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo quindi stati sepolti con lui mediante il battesimo in una morte, affinché, come Cristo è risorto dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita; poiché, se siamo stati uniti a lui in una similitudine con la sua morte, saremo certamente uniti anche alla sua risurrezione (Rm. 6, 3-5).

Il battesimo ci rende, quindi, germogli vivi di Cristo Risorto. La linfa che sgorga dal costato del Signore passa attraverso di noi e ci nutre con la vita divina – che non ha più sapore di morte. Il mistero del Battesimo si rivela essere un mistero di vittoria sul diavolo e sul peccato sorto dal suo seme. Questa volta, tuttavia, innestati sul corpo misterioso di Cristo, raccogliamo la vita dalla grazia scesa oggi sul Giordano.

Il nostro battesimo, di tutti, diventa il battesimo nella morte del Signore, la sua Croce diventa la nostra croce, la sua Risurrezione diventa la nostra risurrezione. La grazia dello Spirito Santo, che riposa su Cristo, viene oggi a trovare dimora in tutti i cuori che lo hanno seguito.

“Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.” (Gal. 3, 27)

Il mistero dell’Epifania approfondisce ulteriormente il mistero della Natività, con cui abbiamo viaggiato nelle ultime dodici giornate, poiché Dio vuole camminare instancabilmente tra gli uomini, ma anche sollevare il peso degli uomini, un peso che è la causa della caduta e, soprattutto, del mancato pentimento. Il Signore vuole vestirci di nuovo con l’abito perduto da Adamo nel Paradiso, far sì che l’uomo assapori il frutto della vita, lasciando da parte la conoscenza del sapore amaro del peccato.

Il battesimo dona all’uomo l’immortalità e la vita eterna. In altre parole, il battesimo riforma la natura umana, la resuscita, rende l’uomo una creatura spirituale, libera l’inizio spirituale dalla schiavitù della carne – un nuovo sesto giorno della creazione, in cui Adamo prende vita dalla grazia. In una persona non battezzata, il carnale prevale costantemente sullo spirituale – e non è forse questo il persistere del mondo oggi? Essa è incline al peccato e non può vincerlo con le proprie forze. Invece, chi è battezzato è un uomo guarito, un uomo nuovo, rinato. La sua natura riceve guarigione, e l’inizio spirituale riceve libertà.

„La colomba di Noè – la colomba dello Spirito Santo”

Dio, che oggi si manifesta al mondo intero nella misteriosa rivelazione della Trinità, non aveva parlato al suo amato popolo da oltre quattrocento anni, dal profeta Malachia – che profetizzò il Messaggero di Dio che avrebbe preparato la via del Signore – ecco, io manderò il mio messaggero che preparerà la via davanti a me (Malachia 3, 1) e fino a Giovanni Battista. Un’attesa dolorosa, a tratti offuscata dalla disperazione e dalla schiavitù, ma che, alla fine, scopre la luce delle profezie messianiche, soprattutto di Isaia che desiderava tanto vedere la pace regnare di nuovo su Israele.

La pace – come opera dello Spirito Santo, la pace – come opera del cuore, la pace – come opera portatrice di grazia e di riconciliazione, la pace, così tanto attesa anche da noi oggi, è sempre quella che ci salva.

La colomba di Noè, che portò, con il suo ramo d’ulivo, la pace del Signore (quella misericordia riversata misteriosamente), su un mondo rinato dal battesimo del diluvio – così lo hanno visto i Padri della Chiesa, – oggi si incontra con la colomba dello Spirito Santo, che porta la conferma della testimonianza del Padre. La pace donata oggi non rimarrà a lungo sulla terra, solo tre anni, e alla fine – la crocifissione – lì, l’amore inchiodato dall’uomo, sul legno che si rivelerà portatore di vita, lascerà, a coloro che lo seguiranno, la pace per l’eternità.

Le tre nascite

San Gregorio di Nissa parla di tre nascite, che ciascuno di noi può sperimentare – la nascita secondo la carne, ognuno dal grembo della madre; la nascita dall’acqua e dallo Spirito – attraverso il mistero del battesimo, rivelato a noi oggi e l’ultima, la più grande di tutte, la nascita nel Regno dei Cieli, attraverso la risurrezione.

Il Signore Gesù ce le ha rivelate tutte e tre, nascoste nella sua stessa persona, simbolo della perfezione e della vita. Oggi siamo chiamati a gioire e a rivivere la nascita per grazia, in modo da poter sperare (quella speranza sempre viva) di gustare anche la nascita dal Cielo, attraverso il mistero della Risurrezione.

Oggi si compie il primo passo verso la salvezza dell’uomo caduto, ma sempre di fronte al pentimento, che guarisce e rinnova. Il secondo sarà la Risurrezione, per liberare l’uomo dalla morte. Le acque, che vediamo oggi nell’icona, così oscure (a causa dei peccati lasciati là dall’uomo), ci mostrano una vera immersione nell’inferno – che vediamo anche nell’icona della Risurrezione, dove le porte dell’inferno sono spezzate da Colui che si mostra (eternamente) vincitore. Oggi il mondo è liberato dal dominio dei demoni, la grazia diventa operante attraverso il pentimento – il battesimo diventa una nuova nascita, per il perdono dei peccati.

Fin dall’inizio, nel cuore dell’uomo creato dalla terra benedetta dalla grazia, si sono intrecciati due destini – siamo tutti figli di Dio, ma siamo anche figli di Adamo ed Eva, portando il marchio della caduta e dell’impotenza, del dolore e della sofferenza.

Da oggi, il destino dell’umanità, di tutto l’universo, ha preso un’altra direzione, l’inferno è spezzato – ma lo capiremo solo guardando, in lontananza, la Crocifissione. Davanti a noi c’è un lungo viaggio, ma questa volta non siamo orfani. Lo Spirito che ci ha liberato, donandoci quella nuova nascita, sarà con noi fino alla fine, e alla fine, di fronte alla tomba vuota, là dove Pietro si inginocchiò perplesso, comprenderemo veramente l’opera della Risurrezione.

† Atanasie di Bogdania