S. Cirillo di Alessandria: Una sola cosa con Cristo

”Dice il Signore: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui (Gv 6,56). Come unendo la cera ad altra cera si vedrà che l’una è nell’ altra allo stesso modo chi riceve la carne di Cristo, nostro Salvatore, e beve il suo sangue prezioso, come egli dice, si trova a essere una cosa sola con lui, unito e mescolato a lui attraverso la partecipazione, cosicché lui si trova in Cristo e Cristo si trova in lui.

Così ci ammaestrava anche Cristo nel Vangelo secondo Matteo quando diceva: Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre misure di farina, finché sia tutta fermentata (Mt 13,33) … Come, dunque, Paolo dice: Un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta (I Cor 5,6), così una piccolissima particella di pane eucaristico si mescola a tutto il nostro corpo e lo riempie della sua energia, e così Cristo viene a essere in noi e noi, a nostra volta, in lui. Se ardiamo d’amore per la vita eterna, se desideriamo avere in noi colui che ci dona l’immortalità, non rifiutiamoci di ricevere l’eucaristia come fanno i più negligenti, e badiamo che il diavolo, abilissimo nel tendere insidie, non appresti contro di noi un laccio e un tranello, cioè un senso di timore dannoso. Vi è chi dice infatti: “Sta scritto: Chi mangia di questo pane e beve di questo calice indegnamente, mangia e beve la propria condanna (I Cor It,29). Io mi sono esaminato e mi considero indegno”. Quando dunque sarai degno, tu che ci vieni a dire queste cose? Quando starai davanti a Cristo? Infatti, se le tue cadute ti spaventano, e del resto non cesserai mai di cadere – come dice il santo salmista: I peccati, chi li discerne? (Sal 18 [19], I3) -, ti troverai a non partecipare per nulla a quella santificazione che ci salva per l’eternità. Perciò stabilisci di vivere rettamente, con uno spirito maggiormente fedele al vangelo e partecipa all’eucaristia, credendo che essa scaccia non soltanto la morte, ma anche le nostre debolezze. Cristo presente in noi placa la legge della carne che imperversa dentro di noi, accende lo zelo per Dio e mette a morte le passioni non imputandoci i peccati in cui siamo caduti ma piuttosto curandoci come malati.”

Cirillo di Alessandria, Commento del Vangelo di Giovanni 4,2