La leitourgia cristiana
La leitourgia cristiana non è nata come un culto. Non era un culto, perché dentro l’ecclesia – sacerdozio regale, nazione santa, stirpe eletta – la distinzione tra sacro e profano, che è la condizione stessa del culto, è stata abolita. La Chiesa non è una comunità naturale che è “santificata” attraverso il culto. Nella sua essenza, la Chiesa è la presenza, l’attualizzazione in questo mondo del “mondo futuro”, è in questo eone la presenza del regno. E la maniera di questa presenza, di questa attualizzazione della vita nuova, del mondo nuovo è precisamente la leitourgia. È solo dentro a questa dimensione escatologica della Chiesa che possiamo comprendere la natura della liturgia: attualizzare e realizzare l’identità della ecclesia con il mondo nuovo del “tempo futuro”.
La leitourgia, perciò, non è un’azione cultuale compiuta nella Chiesa, a nome suo e per essa; è l’azione della Chiesa stessa, è la Chiesa in actu, è l’espressione stessa della sua vita. Non è opposta alle forme o agli aspetti non cultuali dell’ecclesia, dal momento che l’ecclesia esiste in e attraverso la leitourgia e tutta la sua vita è una leitourgia. Questa vita è radicata nei sacramenti del battesimo e dell’eucaristia; e i sacramenti, secondo la comprensione che ne aveva la Chiesa antica, sono precisamente i mezzi della vita escatologica della Chiesa. Essi manifestano il “mondo che viene” in questo mondo e non sono nient’altro che le espressioni della Chiesa come segno visibile del regno che viene, la sua anticipazione nel tempo e nella storia.
Alexander Schmemann – “Liturgia e tradizione”