Per salvaguardare la pace interiore, evita in tutti modi di giudicare gli altri

Per salvaguardare la pace interiore, evita in tutti modi di giudicare gli altri. Non condannare il fratello e il silenzio custodiscono la pace dell’anima. Quando l’uomo è in questo stato, riceve rivelazioni divine
Qualche tempo fa, un padre che era qui, a Iasi, aveva l’abitudine di citare tante volte san Serafino di Sarov, dicendo che “il silenzio e non giudicare (gli altri) custodiscono la pace del cuore”. Il contesto in cui san Serafino lo ha detto è “Per salvaguardare la pace interiore, evita in tutti modi di giudicare gli altri. Non condannare il fratello e il silenzio custodiscono la pace dell’anima. Quando l’uomo è in questo stato, riceve rivelazioni divine”.
Uno dei grandi santi che visse molto vicino ai nostri giorni, san Serafino ha mostrato con parole semplici, e soprattutto con i fatti, cose al di sopra della mente umana.

Il silenzio e non giudicare gli altri vanno di pari passo, perché chi tace non condanna più nessuno, per niente. Ma tutto dipende da quanto lontano vogliamo spingerci con questa nostra ricerca. Perché quando si tratta di vita spirituale, non c’è mai “troppo”.
Il silenzio comincia con l’immobilità delle labbra, ma non si ferma qui. Chi tace fuori, e nella sua mente la discussione continua, non tace veramente. Se dico ancora nella mia mente “e lui me l’ha detto, e io gliel’ho detto e avrei dovuto rispondere, ma glielo dirò la prossima volta”, raccolgo moto turbamento, non pace. Spesso vediamo persone che sembrano calme, ma dei quali si dice “che si consumano in sé stesse”. Quelli sono coloro che, anche se non parlano ad alta voce, si macinano con i loro discorsi e con i pensieri interiori, si arrabbiano si turbano e si procurano molta ansia e finiscono per avere vari tipi di problemi nervosi abbastanza rapidamente. Il secondo passo del silenzio è, quindi, il silenzio anche con la mente. E, come sempre, questi passaggi sono collegati tra di loro perché, se vogliamo fare bene il primo, arriviamo al secondo e da qui ci rendiamo subito conto che senza il terzo non abbiamo molte possibilità di raggiungere il traguardo.

Il terzo passo del silenzio è, paradossalmente, la preghiera. La mente non può restare a guardare. L’unico modo in cui possiamo persuaderla a tacere veramente è di farla operare sul nome di Dio. Di quest’opera meravigliosa ci ha insegnato anche san Gregorio Palamas, colui che ha spiegato, per quanto la mente umana può esprimere a parole, la differenza tra la luce della lanterna e la luce che vede chi osa pregare e e che l’ha chiamata Energie Increate.
San Serafino, dopo aver spiegato a parole, in molti modi, e con le interpretazioni dei santi padri a Motovilov, in cosa consiste il cambiamento che lo Spirito Santo opera quando discende su colui che prega, lo ha preso semplicemente per le spalle e gli ha mostrato, quanto è concesso all’occhio umano, la Vera Luce, senza il bisogno di molte parole. La mente, tace, è veramente silenziosa solo alla presenza del Maestro. Tace e si stupisce, e la pace che raggiunge in queste circostanze non può essere paragonata a nessun sentimento o percezione umana.

Quando è in questo stato, quando è veramente silenzioso, l’uomo riceve rivelazioni divine, perché solo allora ascolta Dio. E quelli che non hanno nemmeno provato a tacere, non sanno nemmeno di che grande dono si privano.