Il pianto per Dio

Nella collezione di apoftegmi dedicati ad Avva Pimen nel Paterico Egizio esistono due storie molto simili (26 e 72). In entrambe ci viene descritta una scena nella quale una donna piange con disperazione vicino ad una tomba. Pimen dice: „Se dovessero venire tutti i piaceri del mondo, comunque l’anima di questa donna non si fermerebbe dal piangere. Allo stesso modo anche il monaco deve avere sempre il pianto con sé” (26) oppure „Se un uomo non sopprime tutte le volontà della carne e non ottiene questo pianto, non può diventare monaco. Tutta la vita e la mente di questa donna stanno nel pianto.” (72).

Queste storie sono oggi più incomprensibili che mai. La cultura dominante è quella dello spettacolo, della buona disposizione e dei piaceri, una cultura della superficialità sistematica, organizzata intorno alla centralità di sé stessi. Comprendere affermazioni come quella di qualche riga più in alto, di Avva Pimen, presuppone di effettuare un cambio di prospettiva, di decentrarsi, di uscire da sé stessi. Quando si riesce a fare questo, inizia lentamente a crearsi un’apertura verso una nuova gerarchia dei valori.

L’immagine della donna che piange sulla tomba è una molto forte, una vera metafora della nostalgia di Dio. Puoi piangere inconsolato solo per quello che ami dal più profondo del tuo essere, senza esitazione. Per un vero monaco, in cima alla scala dei valori si trova Dio, perché lo consuma un amore divoratore. Questo amore modifica tutto. Così come per un innamorato il mondo sembra completamente diverso da come lo vedono gli altri, così anche per colui che ama Dio. Il mondo con tutte le sue cose perde il potere di affascinare, si rarifica nel cuore acceso dell’amore per il Signore. Tutta la vita e la mente sono avvolte da questo amore, che ti ferisce. La ferita dell’amore di Dio è la coscienza della distanza, del fatto che non siamo degni e della nostra pochezza.

Come tutto quello che ha a che fare con la vita nello spirito, anche questo pianto è un dono di Dio. Niente più estraneo di lui tranne il pianto psicologico, che può essere, in alcune situazioni, addirittura appassionato, nato da chissà che tipo di orgoglio sottile. Essendo un dono di Dio, questo stato non può essere determinato esclusivamente da noi. Da noi dipende solo la misura con la quale ci prepariamo per ricevere questo dono, se il Signore ce lo manda.

Paul Siladi per Ziarullumina.ro – 15 Iun, 2022