Pensiero per l’anno nuovo |Sua Eccellenza il Vescovo Siluan Un nuovo anno – 2022 – al servizio di Dio e del suo popolo.
Pensiero per l’anno nuovo |Sua Eccellenza il Vescovo Siluan
Un nuovo anno – 2022 – al servizio di Dio e del suo popolo.
L’anno 2022 è stato proclamato, dal Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena, come Anno omaggiale della preghiera nella vita della Chiesa e del Cristiano ed Anno commemorativo dei Santi esicasti Simeone il Nuovo Teologo, Gregorio Palama e Paisie da Neamt.
L’anno omaggiale dedicato alla preghiera nella vita della Chiesa e del Cristiano, si propone di ricordare al popolo credente che il fondamento del nostro legame con Colui che ci ha donato questa vita, è la preghiera, praticata tanto a livello comunitario, in Chiesa, quanto a livello personale, nel nostro programma giornaliero. La preghiera significa, al di là di quello che si organizza nella Chiesa e nei libri di preghiera, l’esercizio della conservazione nella coscienza della presenza di Dio, non come “spettatore-osservatore-valutatore” dei nostri risultati di “buona condotta” cristiana, ma come Colui che ci ha promesso di essere con noi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi (Matteo 28,20).
La preghiera non ha come scopo la realizzazione di un “piano” che consta in numeri precisi di preghiere e di prostrazioni, il cui compimento porta con sé, in modo automatico (secondo il principio causa/effetto), quello che ci siamo prefissati o che abbiamo chiesto a Dio, ma ha come scopo la riscoperta della parola segreta, senza pause o nascondigli, dell’uomo (di ognuno di noi) da Dio, Colui che l’ha chiamato in questo mondo, con Colui che è la luce vera che illumina tutti gli uomini che vengono al mondo (Giovanni 1,9).
La preghiera ha come obbiettivo la ricostruzione di una relazione personale di fiducia con Dio, fino ad arrivare ad affidargli a Lui tutti i segreti, i pensieri, le aspirazioni e le paure, le debolezze e tutte le inclinazioni del pensiero, del desiderio, della parola o dei fatti, che sono compatibili o meno con quelle che Lui ci ha rivelato come naturali. In realtà, attraverso la preghiera pura ed umile, inizia la purificazione attraverso la confessione interna, perenne, che sta alla base di quella che facciamo davanti al servitore di Dio, servitore dotato con il potere di perdonare e sciogliere i peccati che confessiamo.
Da questo punto, della conoscenza del proprio io, interiorizzato attraverso la preghiera, inizia la via del “nostro ritorno a casa”, della riacquisizione della grazia e della riscoperta del vero senso della nostra vita, ben sapendo che il Signore vuole che tutti gli uomini si salvino e che vengano alla conoscenza della verità (I Timoteo 2,4).
La Chiesa ci offre anche il quadro comunitario della preghiera, pilone fondamentale di tutto ciò che si vive nella vita della chiesa essendo la Divina Liturgia. Ogni Divina Liturgia non è nient’altro che gratitudine (gr. eucharistia) e ricordo di tutto ciò fatto per noi dal Signore, come segno del nostro amore verso di Lui e della perpetuazione, generazione dopo generazione di battezzati, dell’annunciazione del suo Regno in mezzo a noi. Questa è la risposta autentica e tranquillizzante che la Chiesa di Cristo ha proposto sempre e propone anche questa volta alla “crisi” che la nostra generazione attraversa, globalmente ed individualmente. Qui possiamo sentire ed incontrare Colui che è stato unto per vestire ai poveri, per vendicare color con i cuori spezzati, per predicare agli schiavi la fine della schiavitù ed ai ciechi la guarigione, per liberare gli oppressi (cf. Luca 4,18; Isaia 42,7). Qui possiamo sedere alla festa preparata da Lui per tutti gli stanchi e gli appesantiti (cf. Matteo 11,28), per tutti gli affamati ed assettati di giustizia (cf. Matteo 5,6).
Questo è il quadro nel quale sarebbe bene che tutti riprendessimo la buona abitudine di curarci del nutrimento dell’anima, per sé stessi, per i figli, almeno nella misura nella quale ci preoccupiamo per le cose giornaliere. Perché non solo con pane vivrà l’uomo, ma con tutta la Parola che esce dalla bocca di Dio (cf. Matteo 4,4). Inoltre, a questo aggiunge il Signore dicendo: se non mangerete il Corpo del figlio dell’Uomo e non berrette il suo Sangue, non avrete vita in voi. Colui che mangia il Mio Corpo e beve il Mio Sangue, ha la vita eterna, ed Io lo resusciterò. Perché il Mio Corpo è vero cibo ed il Mio Sangue vera bevanda (cf. Giovanni 6, 53-55).
L’ anno commemorativo 2022 è dedicato ai Santi esicasti Simeone il Nuovo Teologo, Greogorio Palama e Paisi da Neamt, tre Santi che sono riferimenti in quello che riguarda la preghiera e la vita come piace a Dio.
San Simeone il Nuovo Teologo, Arcivescovo di Constantinopoli, è vissuto alla fine del X ed inizio del XI secolo, avendo una vita ascetica, essendo un uomo umile, divino e molto vicino alla gente. I suoi scritti toccano numerosi argomenti interessanti, non solo per l’epoca in qui sono stati scritti, ma anche per noi, quelli di oggi che desideriamo vivere e crescere nell’autentico spirito Ortodosso, dove tutto corrisponde alla visione giusta di Dio, perfino il quadro liturgico costituendo uno strumento di esperienza anticipata della vita nel Regno di Dio, vita che San Simeone evoca diverse volte nei suoi scritti, tanti di questi essendo dedicati alla spiegazione dei Santi Sacramenti, catechesi o proprio preghiere, come sono “Inni riguardo l’amore Divino”.
San Gregorio Palama, Arcivescovo di Tesalonico, è stato uno dei più profondi ed originali teologi ortodossi, strutturando l’esicasmo come studio e pratica della tradizione orientale. Come eco al trionfo dell’Ortodossia della prima Domenica del Grande Digiuno, i Santi Padri hanno deciso che la seconda Domenica sia inchinata a questo grande Santo Gerarca che si è reso difensore del giusto insegnamento della Chiesa riguardo le energie non-create, attraverso le quali Dio ci fa partecipi della Sua essenza intoccabile ed impenetrabile. Chiunque si unisce con Cristo attraverso il Battesimo e vive secondo i suoi comandamenti, si libera dalle dipendenze e penetra nella grazia Divina, diventando così, Dio – per grazia – così come Dio ha questo attributo, per natura. Il fatto che l’uomo si impegna ad arrivare a questa possibilità che Dio gli dona, porta alla contemplazione e visione Divina, una prospettiva sempre più lontana dall’orizzonte dell’uomo contemporaneo.
San Paisie da Neamt, monaco del secolo XVIII, rappresenta il punto di riferimento nella riscoperta esicasta che il movimento monacale romeno guadagna con l’arrivo di San Paisie al Monastero Neamt, lì dove ha una ricca attività missionaria e dà consigli a molti monaci che distribuiranno questa tradizione sull’intero territorio del nostro paese.
I volti che il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena ci porta per onorare in questo anno commemorativo, insieme al ricordo dell’importanza della preghiera nella vita della Chiesa e del cristiano, deve aiutare ognuno di noi a reinscriverci nella prospettiva vera del pentimento e dell’assunzione dei propri peccati. In questo modo, Dio farà dentro di noi, attraverso la sua grazia, quella pulizia che solo la sua Luce può compiere e che si fa in un colpo, pentimento, carezza, preghiera, conoscenza e riconoscenza per Colui che è la Luce delle nostre anime e dei nostri corpi.
Con preghiera verso il nostro Dio, lodato nella Trinità, verso la Tuttasanta Deìpara, e verso tutti i Santi, che ci proteggano e ci difendano, a tutti, nell’Anno Nuovo che inizia, e con pastorale benedizione; a tutto il clero, i monaci ed i fedeli di questa Diocesi.
† Vescovo SILUAN
della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia
Residenza vescovile di Roma, alla commemorazione della Circoncisione del nostro Redentore Gesù Cristo ed alla commemorazione di San Basilio Magno, il giorno 1 gennaio, anno della salvezza 2022.