Lettera pastorale per la solennità della nascita del Signore nostro Gesù Cristo, anno della salvezza 2020
Lettera pastorale per la solennità della nascita del Signore
nostro Gesù Cristo, anno della salvezza 2020
† SILUAN
Per grazia di Dio, Vescovo della Eletta da Dio Diocesi Ortodossa Romena d’Italia,
Piissimo Ordine Monastico,
Reverendissimo Clero e Ortodossi della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia
Grazia, pace e gioia, dal Filantropo Signore, e paterna benedizione da noi.
Anno dopo anno ci viene ricordato e posto dinnanzi, per contemplare e approfondire, il mistero dell’incarnazione del Figlio eterno del Dio Vivente. Ogni solennità della Nascita del Signore costituisce una nuova e benedetta occasione di accoglier-Lo nella nostra vita e por-Lo al centro della nostra esistenza, al luogo che al Lui conviene, quale Nuovo Adamo che è al fondamento del rinnovamento della vita umana dopo la caduta dal Paradiso, Gesù Cristo Redentore. Ed ogni volta siamo posti, dunque, dinnanzi ad una scelta: continuare a vivere senza cambiare nulla o accordarci (così come si accordano gli strumenti di una orchestra sinfonica al tono del primo violino) secondo l’esempio di vita e l’insegnamento del Redentore.
Il contesto in cui ci troviamo, limitati dalla pandemia, rappresenta una svolta nel corso o, per meglio dire, nel vortice della nostra vita, perché ci pone nella situazione di rinunciare a tante cose e a non poterci esprimere e manifestare all’esterno, obbligandoci a fermarci. Solo che noi non sappiamo più che cosa significa fermarsi e, peggio ancora, cosa fare quando ti fermi… Non sappiamo più stare… E, tanto meno, sappiamo riflettere. In tutto ciò sarebbe bene soffermarsi per riflettere, ma non solo su noi stessi, poiché non troveremmo che stress e spossatezza, preoccupazioni e sovrappensiero… Pensiamo invece a Colui la cui nascita ci è annunciata. Il quale, per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo (si è umanizzato).
È Lui Colui che l’angelo di Dio ha annunciato, la cui voce risuona anche per noi, oggi, e ci dice: io vi porto la buona notizia di una grande gioia che è per tutto il popolo avrà: Oggi è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore (Lc. 2, 10-11). Quindi, popolo cristiano – e tutto il genere umano – non sei solo e senza difesa dinnanzi alle difficoltà e le prove che sono sopraggiunte su di te e sull’intero mondo! Non sei più in una situazione senza via di uscita, poiché è venuto nel mondo – Ed è con te tutti i giorni, fino alla fine dei secoli (cf. Mt. 28, 20) – Il Redentore, Cristo Signore!
È Lui Colui sul quale riposa lo Spirito del Signore, il quale l’ha unto affinché evangelizzasse i poveri; lo ha mandato a sanare i cuori affranti; proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi (cf. Lc. 4, 18; Is. 61, 1).
Nonostante il fatto che Lui sia il Redentore del mondo, è stato disprezzato e (considerato) l’ultimo degli uomini; uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Si è caricato delle nostre sofferenze,
e addossato i nostri dolori si (Is. 53, 3-4). E, ancora oggi, Lui compatisce con ogni essere umano la sofferenza, portando i dolori di ciascuno, così che nessuno sia più solo nella sua sofferenza.
È Lui la Parola eterna del Padre celeste e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto (In. 1, 10) – persino il bue conosce il padrone
e l’asino la greppia del suo signore (Is 1, 3). Egli venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, e credono nel Suo nome, ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv 1, 11-12). D’ora innanzi, non ci sono più orfani sulla terra e, poiché siete figli, ci dice san Paolo Apostolo, Dio ha mandato lo Spirito del Suo Figlio nei nostri cuori, il quale grida: Abbà, (che significa) Padre! (Gal 4, 6), perché il Figlio insegna a tutti coloro che hanno creduto nel Suo nome di avere il coraggio di chiamare lo Stesso Dio Onnipotente e Onnipresente, “Padre”!
A coloro che credono nel Nome del Figlio, Esso insegna a chiedere nel Suo Nome, dicendo: Qualunque cosa chiederete al Padre nel Mio Nome Egli ve lo darà (Gv 16, 23). Confidiamo anche noi nella potenza dell’invocare il Nome del Signore, come Enos (Gn 4,26) sapendo che chiunque invocherà il nome del Signore si salverà (Atti 2, 21). Poiché, beato l’uomo che ripone la sua speranza nel Nome del Signore (Salmo 40, 6).
Colui che nasce in Betlemme di Giuda è lo stesso di Cui il profeta Isaia profetizzo dicendo: Il popolo che camminava nelle tenebre vedrà una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce risplenderà (Is 9, 1). Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre (Is 9, 5-6. E il Suo regno non avrà fine, Come professiamo nel Credo.
Il regno di Dio è dentro tutti coloro che gli aprono il cuore per accogliere in esso il Signore e per credere in Lui (cf. Lc 17, 21).
Ma questo dentro, per poter essere colmato dal Regno di Dio e del Suo Spirito, va affinata, cioè dirozzato, scrostato, come si pulisce l’argento fino a che non emerge che la parte più lucida, la parte più preziosa e lucente del metallo. Questo ci aiuta a comprendere perché noi, cristiani, affrontiamo tante sofferenze e prove: per giungere ad allargare anche noi i nostri cuori (cf. 2 Cor. 6, 13), affinché in essi entri il Regno di Dio.
In questo processo di liberazione (pulizia) dalle impurità di questo mondo che ci vuole solo per sé e pienamente sottomessi a lui, noi passiamo attraverso il fuoco delle tentazioni e delle sofferenze, perché il nostro cuore non ha un solo desiderio – quello di Dio e del Suo amore – ma soffre e ha desideri secondo i piaceri di questo mondo. E, dopo 2020 anni, il nostro cuore ancora non riesce a credere che esiste Qualcuno che ama ognuno di noi a tal punto da consegnare Sé stesso nelle mani degli uomini, nei panni di un neonato, Lui inerme e tenero, che tiene l’umanità sul palmo della mano.
Egli è Colui nel quale viviamo e ci muoviamo e siamo (…), che di Lui stirpe noi siamo (Atti 17, 28); Lui è il Giorno senza tramonto, nel quale vivono i nostri avi che si sono santificati e che Egli ha accolto per vivere sempre in Lui. In Lui, in questo Bimbo innocente e inerme abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità (Col. 2, 9). Lui ha preso il corpo, affinché noi, mortali, potessimo avere nuovamente parte all’immortalità.
Ma chi più desidera le cose secondo il Signore? Chi più vuole purezza, immortalità, santità, salvezza, eternità?
Se c’è ancora qualcuno che desidera secondo le cose del Signore e brama una vita che sgorga dalla Sua parola, dal Suo Santo Corpo e Prezioso Suo sangue; se ancora qualcuno si rallegra nel chiamare il Nome del Signore e ancora ama la Sua manifestazione (cf. 2 Tim. 4, 8); se ancora qualcuno vuole salvezza e vita eterna con il Signore e con i Suoi Santi, allora badi a sé stesso (cf. 1 Tim. 4, 16), riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi (Ef 5, 16); abbandoni ogni peso e peccato che ci assedia (cf. Eb 12, 1) insieme con tutte le preoccupazioni mondane e le parole litigiose, e riposizioni la sua vita sulla Pietra viva (1 Pt. 2, 4) – Cristo, rinunciando a sé stesso e prendendo la sua croce ogni giorno (cf. Lc. 9, 23); cerchi di trascorrere il resto del tempo della sua vita in pace e nella continua conversione, affinché possa rallegrarsi di una fine cristiana della propria vita, senza dolore, senza vergogna, in pace, e di una favorevole risposta dinnanzi al temibile trono di giustizio di Cristo. Ricordiamoci che ogni giorno può essere l’ultimo, come anche ogni Liturgia! Si continui a fare giustizia e ci si continui a santificarsi (cf. Apoc. 22, 11), lavando le proprie vesti, per aver diritto sull’Albero della Vita e per entrare per le porte della città (Apoc. 22, 14), poiché ancora un poco, infatti, un poco appena, e Colui che deve venire, verrà e non tarderà (Evr. 10. 37) e darà a ciascuno secondo le sue opere (Asoc. 22, 12).
È giunto il tempo in cui tutte le anime che bramano Dio il Vivente e desiderano la propria salvezza ritornino al Signore e, dal profondo del cuore, dicano: Vieni! Vieni, Signore Gesù, e salvaci, noi e tutto il Tuo mondo, perché periamo (cf. Mt. 8, 25)!
Con ferma e paziente speranza nell’amore e premura di Dio per ognuno di noi e per tutto il Suo mondo, abbraccio di cuore ciascuno di voi, e prego il dolce e umile nostro Redentore Cristo Gesù che conquisti il vostro cuore e vi custodisca in salute e gioia per molti e salvifici anni.
Vostro padre in Cristo, che per voi prega e desidera per voi ogni bene volto alla salvezza,
† Vescovo SILUAN
della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia
Nella splendente solennità della Nascita di Gesù Cristo nostro Redentore, dalla nostra residenza episcopale nella città di Roma, giorno 25 dicembre, anno della Redenzione 2020.